Subito dopo la catastrofe la WSPA (World Society for the Protection of Animals) è scesa in campo per preparare un piano d’azione per intervenire nel salvataggio degli animali e gestire l’emergenza in base alle zone più colpite e ai danni provocati dalle scosse. Da anni la WSPA collabora con le associazioni locali e le autorità, intervenendo soprattutto in casi di calamità naturali. Il 15 marzo scorso la WSPA ha mandato il suo primo gruppo di intervento a Tokyo, con medici veterinari e un team specializzato nella ricerca di animali dispersi. Inoltre sono stati inviati anche aiuti pratici come cibo e acqua, mezzi, vaccini e quanto altro potesse servire. I volontari si occupano anche di riconsegnare gli animali ritrovati ai loro rispettivi padroni.
Tra le altre associazioni che sono intervenute dopo la tragedia ci sono i volontari della JAWS (Japanese Animal Welfare Society), la Word West e la National Disaster search. A rendere la situazione più difficile è l’impossibilità dei padroni di portare con sè i loro animali perchè questi non vengono accettati nei centri di accoglienza. Come se non bastasse anche i cani e i gatti che non sono stati coinvolti fisicamente dal sisma rischiano la vita. Gli animali in possesso dei militari americani che operano nelle basi giapponesi non possono seguire i loro padroni nel ritorno in America. Ai militari, infatti, è stato imposto il divieto di salire sugli aerei che li dovrebbero riportare a casa con i lolo animali domestici. Moltissime sono le famiglie dei militari che si sono rifiutate di partire per non abbandonare i loro amici, anche perchè gli stessi animali sarebbero stati destinati all’eutanasia dopo l’eventuale partenza dei loro padroni. Come se il sisma non avesse portato via con sè già abbastanza morti.