Parmalat è al centro di uno scenario industriale, che sta facendo convergere l’attenzione non solo delle alte sfere della finanza, ma persino della politica. Il colosso alimentare francese Lactalis, già proprietaria di marchi italiani come Galbani e Invernizzi, vorrebbe scalare la Parmalat, forte del suo già 14,28% delle azioni nel gruppo italiano. A questa ipotesi si sta contrapponendo una cordata italiana, organizzata dall’ad Intesa, Corrado Passera, alla ricerca di soci da mettere insieme, per fare rimanere Parmalat italiana.
Intesa ha già un 2,4% in Parmalat, senz’altro una quota molto inferiore alla francese Lactalis, ma in questi ultimi giorni pare che Passera stia convincendo il gruppo Ferrero (quello della nutella, per capirci), a partecipare alla scalata italiana, forte dei suoi 6 miliardi di euro di fatturato all’anno.
Non si sa ancora se Ferrero parteciperà più per motivo finanziari, oppure se vorrà effettuare una strategia di tipo industriale, creando un gruppo alimentare italiano, che diventerebbe un colosso mondiale.
Sta di fatto che sembra riscuotere successo ed entusiasmo la mossa di Intesa, apprezzata anche dal Ministro Romani, il quale ritiene giusto trattenere in Italia un grande marchio come Parmalat, non per motivi di protezionismo, ma perchè sarebbe ingiusto che un marchio del genere possa essere acquisito da un gruppo straniero, magari al solo fine di trasferire all’estero il know-how, chiudendo battenti in Italia.