I targici eventi in Giappone hanno determinato una forte volatilità del tasso di cambio nipponico, con lo yen scambiato sui mercati fino a quota 76 contro il dollaro e 106 contro l’euro, cioè, a un valore profondamente più alto, rispetto alle sedute ordinarie precedenti. Motivo di tale apprezzamento della valuta nipponica è l’arrivo di ingenti capitali in Giappone, soprattutto ad opera delle imprese assicurative, che dovranno disimpegnare molti capitali, per rispondere alle domande di risarcimento dei clienti.
Tali movimenti di capitali avranno, quindi, una spinta propulsiva in favore della valuta giapponese, il cui corso potrebbe subire un forte apprezzamento ulteriore. Il confronto è con il sisma del 1995, per quanto non confrontabile con la catastrofe di oggi, che determinò un apprezzamento dello yen di almeno il 20%, sebbene dopo pochi mesi, il cambio era tornato ai valori normali precedenti.
Proprio per evitare un eccessivo apprezzamento dello yen, ieri le sette banche centrali del G-7, BCE compresa, si sono sentite per conference call, per coordinare una politica di stabilizzazione del cambio, cui ha fatto seguita una massiccia vendita di yen, e un parziale recupero di dollaro ed euro. Anche la stessa Bank of Japan è intervenuta, vendendo un quantitativo di yen, pari a circa 25 miliardi di dollari. Nello stesso momento la Banca Centrale della Cina ha aumentato di 50 punti base il tasso di riserva obbligatorio per le banche, confermando una stretta sui crediti, la terza di questo tipo, dall’inizio del 2011. Probabile che questa misura possa contribuire a determinare una stabilizzazione del tasso di inflazione.