USA, dati contrastanti sulla ripresa

Dall’altra sponda dell’Atlantico, la ripresa si è consolidata, con una crescita attesa per questo 2011 che dovrebbe sfiorare il 3% del pil. Tuttavia, la stessa Federal Reserve ha messo in guardia dall’ottimismo, sostenendo che tale ripresa non sarà in grado di riassorbire l’alto numero di disoccupati, pari al 9% della popolazione occupata, un dato insolitamente alto per gli USA.

Molti, in realtà, scommettono che il pessimismo della Fed altro non sia che una strategia per giustificare la sua politica monetaria accomodante, basata su tassi zero e svalutazione del dollaro, e concordata con la Casa Bianca.

Gli ultimi dati sulla produzione industriale a febbraio, tuttavia, non sono positivi, in qunato dopo tre mesi consecutivi di crescita, l’indice mostra una lieve flessione dello 0,1% su gennaio, sebbene le attese fossero per un calo più marcato dello 0,6%. Su base annua, però, la crescita è risultata essere molto positiva, pari a +5,6% sullo stesso mese del 2010.

Quanto alla produzione manifatturiera, si registra un +0,4% su base mensile, contro un +0,9% di gennaio. Ma anche in questo caso la crescita su base annua è stata soddisfacente, pari a +6,9%.

In lieve discesa, però, l’indice di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 76,4% al 76,3%. Nel manifatturiero, invece, cresce dal 74,1% di dicembre al 74,3% di febbraio.

Infine, sale ai massimi dal 1984 l’indice Fed di Philadelphia, che registra il livello di attività delle imprese della regione del “mid Atlantic”; l’indice passa dal 35,9 di febbraio al record di 43,4 del mese di marzo, quando gli economisti ne stimavano un calo a 30 punti.

 

 

 

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