Patto di Stabilità, Tremonti soddisfatto

La riforma del Patto di Stabilità, di cui si è discusso la settimana scorsa al vertice dell’Eurogruppo di Bruxelles, vede importanti novità, che soddisfano il governo italiano, per molti degli aspetti che temeva, prima dell’inizio del vertice stesso.

E’ stato decisa, infatti, una politica di maggiore rigore e aggressione al debito pubblico, con parametri di riferimento più puntuali, per evitare che la lotta al debito si trasformi in una politica di puri intenti, come è avvenuto fino ad oggi.

Per fare ciò, la Germania di Angela Merkel, fortemente risentita del crac di alcuni stati periferici, salvati solo dall’intervento della UE, con dispendio di denaro anche tedesco, ha puntato a misure automatiche di sanzioni, verso coloro che non avessero rispettato precisi parametri di risanamento.

La proposta tedesca prevedeva, ad esempio, che tutti gli stati dell’Eurozona avrebbero dovuto diminuire il rapporto tra debito e pil di un ventesimo all’anno, per la quota eccedente il 60% del pil. Per fare due conti, l’Italia, con un rapporto debito/pil del 120% circa, avrebbe dovuto ridurre tale rapporto di (120%-60%)/20=3% all’anno circa. Un tasso di riduzione, data la bassa crescita del nostro Paese, non alla nostra portata realistica.

Dunque, Tremonti ha puntato a rendere tali misure non automatiche, sulla base di altri fattori di stabilità. Ad esempio, si è deciso di ammorbidire l’obbligo di risanamento pubblico, nel caso di slidità delle finanze private; ossia, i Paesi con basso debito privato (famiglie e imprese) potranno ridurre il rapporto tra il loro debito pubblico e il pil di un tasso inferiore, mentre coloro che non godono di questi fattori di stabilità finanziaria complessiva potranno essere costretti a fare persino di più.

Una riforma che lascia molto soddisfatto il Premier Berlusconi e il Ministro Tremonti, consapevoli che per l’Italia non sarebbe potuta andare meglio di così.

Gestione cookie