Il ministero dell’economia conferma le stime già fatte in sede di presentazione della legge di stabilità del 2010, per gli esercizi 2011-2103, riguardanti gli introiti provenienti dall’assegnazione delle frequenze televisive, lasciate libere con il passaggio al digitale terrestre. Tale assegnazione avverrà con un’asta, da cui si prevede di ricavare non meno di 2,4 miliardi di euro.
La stima fa riferimento anche al fatto che in Germania la stessa operazione ha consentito allo stato di ricavare 4 miliardi di euro, per cui dal ministero si sentono sicuri di avere indicato una cifra prudenziale, in linea con quanto effettivamente sarà incassato.
E dalla Ragioneria dello Stato si fà sapere che non ci sarebbero ripercussioni negativi sul bilancio statale, neanche nel caso in cui tale importo non dovesse realizzarsi. Pur fatto presente che i 2,4 miliardi di cui sopra è una cifra alla portata concreta degli esiti dell’asta, la Ragioneria rende presente che nel caso non fosse raggiunta, la differenza in meno sarebbe trovata con corrispondenti tagli alla spesa pubblica, già individuati, tramite accantonamenti, che al momento sono solo virtuali, ma nel caso di necessità diventerebbero effettivi.
La polemica nasce dal fatto che i 2,4 miliardi di euro che dovrebbero pervenire dalle frequenze tv dismesse sono alla base dei finanziamenti di spesa per 5,2 miliardi di euro, che il Parlamento ha approvato, in sede di approvazione della legge di stabilità; spese che non avrebbero in teoria copertura parziale, nel caso l’asta non arrivasse all’importo stimato. Ma oltre alle rassicurazioni di tipo formale, i conti del ministero sembrano essere molto sicuri, poichè la stima era stata effettuata per difetto e con prudenza.