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Categorie: Cultura

Tributo a Ian Stewart, il "sesto Rolling Stone"

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Martina Pugno

Ian Stewart aveva 23 anni quando lesse un annuncio su un giornale dedicato alla musica jazz nel quale si cercavano musicisti per un gruppo rhytm n’ blues. Si ritrovò a provare con il chitarrista Brian Jones: scattò un feeling musicale che li portò a fondare una band. In poco tempo anche Mick Jagger fece la sua comparsa, seguito da Keith Richards, Dick Taylor e Mick Avory. Erano nati i Rolling Stones. Stewart si ispirava ai maestri del boogie woogie degli anni Trenta e Quaranta, soprattutto Albert Ammons, conferendo così un groove unico e inconfondibile alla band, che con la sostituzione di Dick Taylor e Mick Avory da parte di Bill Wyman e Charlie Watts raggiunse la formazione definitiva. I Rolling Stones così composti durarono poco però, perchè Ian Stewart fu licenziato.

Il manager, Andrew Loog Oldham, non lo riteneva adatto allo stile e all’immagine della band; nonostante questo Stewart decise di rimanere, diventando tour manager e suonando le tastiere nelle registrazioni in studio, e continuando così a regalare alla band performances musicali davvero preziose. Indimenticabile il sound di brani come “Honky Tonk Women”, “Brown Sugar”, “Let It Bleed”, “Dead Flowers”  e “It’s Only Rock’n’Roll (But I Like It)”. Oggi, a distanza di un quarto di secolo, è in arrivo un album per ricordare Stewart: in aprile verrà pubblicato l’album tributo Boogie 4 Stu, un omaggio ad opera di Ben Waters, una moderna star del boogie woogie che presenterà in questi giorni l’album in tour. Boogie 4 Stu vede inoltre il contributo di un’altra star che si spera possa fare un’improvvisata sul palco londinese, PJ Harvey.

 

 

 

 

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Martina Pugno