Il decreto delle milleproroghe varato dal governo negli ultimi giorni coinvolge anche le donne che si rivolgono alla fecondazione assistita nella speranza di poter coronare il sogno di avere un bambino. La notizia arriva un po’ in sordina, non è stata ampiamente denunciata nelle trasmissioni e telegiornali.
Sembra che il governo abbia dato disposizione ai centri che seguono la pratica della fecondazione assistita di comunicare i dati delle donne che si prestano per questa esecuzione medica.
Si parla tanto di privacy con questa milleprogoghe soprattutto per quanto concerne le intercettazioni telefoniche e il premier Berlusconi e dei vari personaggi coinvolti, ma della privacy delle donne che vogliono mantenere il riserbo sulla pratica della fecondazione in vitro nessuno fa cenno.
Il governo ha spiegato che si tratta di una schedatura delle donne solo per un discorso di numeri, e per comprendere com’è eseguita la fecondazione in vitro nell’ambito del territorio.
Inoltre sempre gli enti interessati hanno ribadito ancora che è necessario per valutare l’efficienza della fecondazione assistita che è praticata nei diversi centri e con i margini di successo, o meno, della pratica medica.
Si parla ed è ben specificato che si parla di una comunicazione che i centri di PMA, dovranno effettuare al ministro della salute, e non di una eventuale comunicazione data in base a dei limiti ben precisi.
L’emendamento è stato presentato dal deputato Lucio Malan, asserisce proprio che il ministro della salute ha il diritto di richiedere tutti i dati inerenti la fecondazione assistita e quindi con il nome e cognome della paziente che si sottopone a un simile trattamento.
Il direttore del centro trapianti Nanni Costa interpellato sulla questione, ha affermato che questa esigenza nasce dalla richiesta della direttiva comunitaria europea che invita i governi a muoversi su questo fronte per la comunicazione sanitaria dei pazienti che come già detto si avvalgono di questa tecnica per superare lo scoglio dell’infertilità di coppia.