Appuntamento ricco di spunti quello di Basilea, in Svizzera, dove si riuniscono i governatori centrali del pianeta, per discutere delle misure imminenti, utili a fronteggiare la fiammata dei prezzi, che a livello mondiale desta fortissime preoccupazioni, sia tra le economie emergenti, che tra quelle mature.
Le prime temono un effetto di esplosione di conflitti interni, a causa di un’impennata dell’inflazione, causata sia dai rialzi internazionali dei prezzi delle materie prime, sia da una crescita interna molto sostenuta, ma spesso disordinata e basata su squilibri che amplificano gli effetti inflazionistici (vedasi la Cina).
Le economie industrializzate, come USA e UE, invece, temono che la crisi dei prezzi colpisca un’incipiente ripresa, danneggiando i consumi e la stessa offerta, con una riduzione dei livelli produttivi e ripercussioni negative sull’occupazione, ancora un pò ovunque a livelli molto più alti del periodo pre-crisi.
Non è un mistero che la BCE alzerà i tassi ad aprile, di un quarto di punto. L’ondata rialzista preoccupa economie più deboli dell’Eurozona, come Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo, alle prese con una crescita debolissima, e con livelli alti, e sotto osservazione, di indebitamento statale. Una crescita dei tassi, dal loro punto di vista, comporterebbe una maggiore spesa per interessi sul debito e colpirebbe la ripresa.
Ma Francia e Italia, forse, sarebbero le due economie che potrebbero, invece, guadagnarci da un aumento dei tassi, in quanto il loro sistema bancario è fortemente incentrato sulla raccolta del risparmio tra le famiglie e sui prestiti alle imprese. Un aumento dei tassi per le banche francesi e italiane consentirebbe un maggiore raggio di azione, alleviando le loro difficoltà dovute ai tassi troppo bassi degli ultimi due anni.