Un buon dato si registra sull’altra sponda dell’Atlantico e riguarda il tasso di disoccupazione. Per la prima volta da quando è esplosa la crisi, il Dipartimento del Lavoro USA ha reso noto che i disoccupati sono scesi sotto la soglia del 9%, esattamente all’8,9%. Un calo che dà fiducia ai mercati e alla stessa amministrazione di Barack Obama, che da mesi è alle prese con critiche pesanti, dopo la divulgazione di dati Fed, che avevano previsto un tasso di disoccupazione stabilmente alto fino al 2014.
A febbraio sono stati creati 222 mila posti di lavoro nel settore privato non agricolo, mentre sono stati soppressi 30 mila posti pubblici, per via dei tagli necessari ai bilanci locali e degli stati, fortemente voluti dai Repubblicani. In particolare, 12 mila sono andati persi tra i dipendenti degli stati, 18 mila tra quelli degli enti locali.
E si parla di circa 700 mila posti di lavoro pubblico a rischio, poichè i Repubblicani, ora maggioranza alla Camera dei Rappresentanti e ben più influenti anche in Senato, hanno richiesto forti riduzioni di spesa pubblica, per evitare il baratro che altrimenti attenderebbe gli USA dietro l’angolo.
Le stime federali parlano di un tasso di disoccupazione tra il 7 e l’8% entro il 2012, un livello inusitatamente alto per la storia economica americana. E a novembre 2012 ci sono le elezioni presidenziali; c’è da giurare che questo dato sarà oggetto di un forte scontro in campagna elettorale.