Brutta notizia sul fronte dei prezzi. Anche il mese di febbraio si conferma critico per la stabilità dei prezzi, dato che l’Istat certifica una crescita dell’inflazione sullo stesso mese del 2010, pari al 2,4%. A gennaio, la crescita del tasso annuo era stato del 2,1%.
Si tratta del dato peggiore dal mese di novembre del 2008, quando l’inflazione toccò il 2,7%. Poi, l’indice dei prezzi si sgonfiò, in conseguenza della crisi, con un crollo delle quotazioni delle materie prime.
Ed è proprio l’incognita delle commodities che preoccupa la BCE, che potrebbe anticipare la stretta monetaria, in vista di ulteriori aumenti dei prezzi di petrolio e alimentari. E, infatti, ad avere influenzato la crescita esponenziale dell’inflazione è stato soprattutto l’andamento delle quotazioni del petrolio, che nel mese di febbraio sono cresciute dello 0,8% su gennaio e di quasi il 12% su base annua.
Un tasso di inflazione alto rischia di frenare la già fragile crescita, perchè colpisce la domanda, e scarica un maggiore costo sull’offerta, portando i mercati a minori volumi di produzione. Per questo, data la crescita dei prezzi in tutta Eurolandia, e non solo, la BCE potrebbe alzare i tassi già nella prossima riunione del board, come le parole dell’italiano Bini Smaghi avevano preannunciato pochi giorni or sono.
E che non ci sia bisogno di una minore produzione, ma anzi di una sua crescita, lo dimostrano gli ultimi dati sulla disoccupazione, stabile all’8,6% nel mese di gennaio, per il terzo mese consecutivo; ma aumenta, seppure di poco, il tasso di disoccupazione giovanile, al 29,4%, segno che a pagare lo scotto della crisi sono soprattutto le nuove generazioni.