L’Ufficio Studi della Confcommercio ha elaborato i dati sui prezzi delle materie prime, che confermano lo stato di allarme, in cui le economie di tutto il pianeta, Italia compresa, si troverebbero ad affrontare, soprattutto tra qualche mese.
Lo studio di Confcommercio prende spunto dalla situazione che si sta determinando sui mercati delle commodities, in cui la corsa dei prezzi non solo non rallenta, ma sembrerebbe seguire un trend di fondo di tipo rialzista, nel lungo periodo. Tre i fattori principali che graverebbero sui prezzi: l’accresciuta domanda delle economie emergenti (e questo sarebbe un fenomeno nuovo, che differenzia questa crisi, da quella del 2008, quando le economie emergenti non erano ancora importatrici nette, nel campo degli alimentari, quindi, non gravarono sui prezzi); alcuni disastri metereologici, che hanno distrutto le coltivazioni in Cina, Australia e Russia, granai del pianeta; non ultimo, il fattore geo-politico, con l’esplodere di rivolte in tutto il mondo arabo.
Secondo Confcommercio, se ipotizziamo un aumento del prezzo del greggio a febbraio del 5% sui prezzi medi di gennaio, e un incremento del 2% delle materie prime, sempre sulla media di gennaio, considerando un mantenimento dei livelli dei prezzi fino a giugno, arriveremo a ottenere un impennata dell’inflazione su tutti i beni, alimentari e non, del 2,8%, concentrata sui prezzi alimentari, che subirebbero un aumento del 10,2%.
E a differenza del 2008, dicono le analisi, il rischio è che questa bolla inflazionistica non si riesca a farla sgonfiare nel breve termine.