Questo fine settimana, a Verona, si terrà il 17esimo congresso degli operatori finanziari, a cui ovviamente prenderà parte il governatore di Bankitalia, Mario Draghi. Ma questa volta, a differenza delle altre, il discorso di Draghi è di gran lunga più atteso, per almeno un paio di ragioni: egli è il candidato più probabile a succedere a Jean-Claude Trichet, come presidente della BCE; secondo, le sue parole saranno valutate con molta attenzione, riguardo all’impatto del caos in Nord Africa e Medio Oriente sull’economia italiana ed europea.
Quanto al primo punto, ormai, non si fà mistero da nessuna parte che Draghi abbia tutte le caratteristiche richieste per diventare il numero uno dell’istituto di Francoforte. E la sua intervista al “New York Times”, in cui dichiara che la BCE dovrà per prima cosa impedire la crescita dell’inflazione, derivante dal rialzo dei prezzi del greggio, spazza via ogni dubbio pregiudizievole ancora residuo che certa stampa tedesca vorrebbe, invece, perpetuare, per indebolire la sua candidatura.
Draghi, inoltre, si soffermerà sul mutamento dello scenario mediorientale e, in particolare, sull’impatto che esso potrebbe avere sui prezzi del greggio, quindi, sull’inflazione. Parlerà anche dello “shadow banking”, come già ha fatto in occasione del G20 a Parigi di una settimana fà, ossia, dei rischi connessi a settori che sfuggono ai controlli, ma che intervengono pesantemente a orienatare i mercati finanziari.