Ieri, le contrattazioni in borsa a Piazza Affari si sono fermate dalle 9.00 di mattina alle ore 14.38. In sostanza, un’intera seduta è stata bruciata, a causa del guasto al software che gestisce le operazioni borsistiche. Si è appreso, cioè, che a causa di un guasto al sistema, non era possibile per gli operatori conoscere prezzi e dati sulle contrattazioni azionarie, con la conseguenza che la compra-vendita dei titoli era risultata impossibile. Quindi, borsa chiusa e operatori fermi per quasi tutta la seduta.
Le male lingue, però, ieri sussurravano che trattavasi di un blocco delle operazioni, per preservare i titoli da una possibile bufera di vendite contro i petroliferi e i bancari, nel mirino, a causa della crisi libica, che avrebbe ripercussioni proprio nei due settori, con l’Italia la più esposta tra tutti gli altri Paesi.
Questa tesi, ad ogni modo, è da escludere. Intanto, il blocco delle operazioni per alcune ore non tutela i titoli, perchè al riavvio delle contrattazioni, nessuno potrebbe impedire l’ondata di vendite; anzi, l’esperienza insegna che quando si decide di fermare le borse, al ritorno delle operazioni, si scatena un clima di panico, accumulato durante il blocco, che amplifica gli effetti negativi sui titoli, anzichè attutirli.
E’ per questo, ad esempio, che dopo il crollo delle Torri Gemelle o dopo il crac di Lehman Brothers, l’ipotesi di chiudere le borse per qualche giorno non fu presa neanche in considerazione. Anzi, nei periodi di crisi, la borsa immette liquidità nel sistema e riduce i possibili eccessi al rialzo o al ribasso dei titoli.