Da ieri, l’Italia deve fare a meno delle importazioni di gas dalla Libia, che rappresentano l’11% del fabbisogno totale nazionale. E’ la prima conseguenza diretta sulla nostra economia del caos di Tripoli, in cui il regime morente del Colonnello Gheddafi sta tentando la carta disperata della ritorsione contro l’Occidente, attraverso la chiusura dei rubinetti del gas e la minaccia del sabotaggio dei pozzi di petrolio.
L’Eni, al momento, ostenta sicurezza e invita a non drammatizzare, tranquillizzando sulle capacità italiane di fare fronte al fabbisogno a breve termine, senza grossi problemi. Sì, perchè oltre al gas libico, l’Italia può ancora fare affidamento a quello russo-ucraino, dalla Norvegia e dall’Algeria; una diversificazione delle fonti di approvvigionamento che ci consentirà di soddisfare la domanda per alcuni mesi, senza rilevanti conseguenze.
Tuttavia, a causa anche di strozzature dell’offerta, non sarà possibile incrementare le importazioni dagli altri Paesi, si calcola, per un valore superiore al 20% da essi. Questo dato, combinato con quello delle riserve energetiche e della più bassa domanda, rispetto ai livelli antecedenti la crisi del 2008, ci permetterà di rimanere ancora senza problemi fino a luglio. Dopo potrebbero essere guai in bolletta!
Se si bloccassero le esportazioni di gas verso l’Italia per almeno un anno, gli esperti calcolano che ciò comporterebbe un aggravio del prezzo in bolletta di almeno un 7-8%. Ma lo scenario in continua evoluzione non ci consente di certo un facile ottimismo, ma neanche uno scorante pessimismo.