G20, verso proposta italiana sul debito

Il vertice del G20 a Parigi, che ha riunito i ministri economici e finanziari dei primi venti stati industrializzati del pianeta, ha iniziato ad affrontare la questione cruciale degli squilibri globali, che stanno alla base delle crisi che periodicamente potrebbero affacciarsi a minacciare la crescita planetaria, come già accaduto di recente nel biennio tragico 2008-2009.

Per ragioni di interessi nazionali, nè la Cina (presente al vertice), nè gli USA hanno la credibilità, per potere portare avanti proposte per la risoluzione degli squilibri. La Cina, che ha fatto del tasso di cambio valutario sotto-valutato, un fondamento del suo sviluppo rampante, non è nelle condizioni di potere parlare di squilibri, se non nella veste di causa; gli USA, con la loro politica monetaria dei tassi zero e del dollaro svalutato sui mercati internazionali, sono altra fonte di squilibrio interno (bassi risparmi) ed esterno (forte passivo commerciale).

Pertanto, solo la UE e i suoi membri hanno le carte in regola per potere proporre soluzioni credibili. E una delle proposte sul tavolo che l’Italia da mesi pone è di considerare il debito complessivo di uno stato, quale somma tra pubblico e privato. Infatti, sostiene il Ministro Tremonti, questa crisi dimostra in modo lampante che la crisi del debito pubblico deriva in buona parte dai debiti della finanza privata, come le banche, che si ripercuotono negativamente sui bilanci degli stati. L’Italia vanta uno dei minori debiti privati al mondo, in rapporto alla ricchezza prodotta e accumulata, ma ha anche il maggiore rapporto debito/pil della UE, secondo solo al Giappone, nel G8.

La somma finale tra debito pubblico e privato in Italia porta il nostro Paese alla seconda migliore posizione in Europa, subito dopo la Germania. E Tremonti sta di gran lunga facendo pesare questo dato.

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