L’esecutivo di Atene ha respinto le richieste dell’Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, che chiedevano un piano robusto di privatizzazioni, per circa 50 miliardi di euro, al fine di reperire le risorse necessarie, per fare fronte al ripagamento dei debiti.
La Grecia risponde picche e fà trapelare tutto il suo malessere e fastidio per quella che giudica una “intromissione” negli affari interni del Paese.
La richiesta di UE e FMI avviene dopo che da settimane si susseguono voci, in parte sempre smentite, di un accordo per un piano di ristrutturazione del debito greco, a causa delle forti difficoltà che Atene avrebbe, nei prossimi mesi, nel reperire i fondi necessari a fare fronte agli impegni assunti.
Il piano prevederebbe un allungamento della durata del debito e l’applicazione di tassi di interessi inferiori a quelli concordati sul mercato.
La Grecia, anche per ottenere i denari necessari a ripagare i debiti ingenti accumultai, ha già varato un piano di privatizzazioni, ma di soli 7 miliardi, in tre anni; ben poca roba, rispetto ai 50 richiesti a livello internazionale, ritenuti necessari per coprire il fabbisogno futuro.
E la tensione sale non solo a livello politico. Dopo un mese circa di rasserenamento sui mercati, l’ultima asta di giovedì del Portogallo, che aveva collocato titoli pubblici, è andata male, con rendimenti in aumento e il riacuirsi della sfiducia sui periferici.