Due mesi di carcere, spese processuali a carico e 500 euro di ammenda. La colpa? I loro cani abbaiano di notte. Uno comincia e gli altri gli vanno dietro: un coro di ululati notturni che ha tenuti svegli a lungo i vicini di casa e che ora si abbatte come una mazzata su quattro cittadini incensurati di Regalbuto (Enna), due dei quali ultrasettantenni.
La causa è iniziata nel 2006, ma i proprietari dei cani hanno fatto ricorso fino all’ultimo grado di giudizio: chiedevano che fosse individuato il “cane che abbaiava per primo”, dando il la a tutti gli altri. Ma il giudice della Cassazione li ha ritenuti tutti egualmente colpevoli di non aver fatto nulla per interrompere il continuo ululare dei propri animali. Una sentenza definitiva, che potrà fare “scuola” per casi analoghi in futuro.
Molti ritengono che la condanna sia sensata (Corriere.it ha lanciato un sondaggio online e il 60 per cento dei votanti si è detto d’accordo con il provvedimento), ma tante sono le voci che sostengono l’assurdità di una condanna spropositata. Oltre al fatto che il cane non è un jukebox che puoi prendere a calci per spegnerlo e che se abbaia normalmente ha i suoi buoni motivi (un disagio, ad esempio), condanne così pesanti non vengono emesse nemmeno contro coloro che compiono reati ben più gravi contro le persone o il loro patrimonio e spesso nemmeno contro coloro che maltrattano e seviziano animali.
E pensare che all’inizio gli imputati erano 6, ma due si sono riconosciuti colpevoli al primo grado e hanno accettato di pagare una multa di 45 euro, uscendo così dal processo.