Troppi randagi nel canile consortile di Cantù, costi troppo alti per mantenerli in un momento di crisi. La soluzione? Sopprimere tutti i cani che non vengono adottati. A lanciare questa “umana” proposta è stata Angiola Tremonti, sorella del ministro delle Finanze Giulio e consigliere di minoranza nel Comune comasco. Immediatamente travolta dalle proteste degli amanti degli animali.
La Tremonti, in una richiesta di informazioni presentata alla giunta, si sarebbe lamentata degli alti costi di gestione del canile consortile, che si trova a Mariano Comense, finanziato congiutamente da 14 comuni della zona. Secondo la consigliera l’abbattimento dei cani potrebbe far risparmiare soldi alle casse del comune, soldi da destinare ai concittadini bisognosi: “Si dovrebbe arrivare – dice la Tremonti al quotidiano La Provincia di Como – a prendere la decisione per cui gli animali che non vengono adottati entro un determinato periodo di tempo vadano soppressi, visto che oggi ci troviamo in una situazione in cui ci sono famiglie canturine che non hanno da mangiare”.
Per il mantenimento della struttura il comune di Cantù “sborsa” 50 centesimi all’anno per ogni residente, per un totale di 18mila euro. Un’idea definita “paranazista” dai gestori del canile e da numerose associazioni animaliste, sul web fioccano le proteste e nelle gabbie dei cani di Mariano Comense sono comparsi cartelli con su scritto “Tremonti: io voglio viviere”.
Le proteste non sono valse a far cambiare idea all’ideatrice della proposta, che ribatte “Non possiamo uccidere tranquillamente i polli da mangiare e scandalizzarci per i randagi da sopprimere, che portano malattie”. (Randagi che normalmente, proprio nei canili, vengono curati, controllati e sterilizzati, ci viene da aggiungere). Chissà se invece le farà cambiare idea la legge 189/2004 che introduce il reato di “animalicidio” e vieta la soppressione degli animali d’affezione senza giustificato motivo. 50 cent all’anno pro capite lo sono, forse? Dite la vostra.