La Fao ha lanciato il suo allarme sulle commodities, l’ennesimo nelle ultime settimane, che vedono i prezzi delle materie prime, soprattutto alimentari, avere sfondato i livelli record del 2008, appena prima l’inizio della crisi.
Ma l’ultima nota della Fao non è tanto generica sui rischi del rialzo dei prezzi delle commodities, bensì riguarda il prezzo del grano in particolare, che sarebbe destinato a schizzare alle stelle, a causa della siccità che ha già colpito Paesi produttori importanti, come la Russia, o anche per le inondazioni dell’Australia.
Ma la siccità starebbe avendo un effetto devastante anche sulla Cina, che produce almeno il doppio del grano di Russia o USA. Almeno un terzo del raccolto sarebbe a rischio, circa 5 milioni di ettari di terreno, su un totale di oltre 14 milioni di ettari arabili a grano.
L’allarme, in realtà, era già stato lanciato dagli stessi media cinesi, pochi giorni fà. Ma adesso la situazione starebbe persino peggiorando, perchè la previsione di temperature polari sotto lo zero, in ampie regioni della Cina, e la mancanza di pioggia nelle prossime settimane potrebbero comportare danni irreparabili sulla produzione di grano, determinando un calo ancora più drastico dell’offerta mondiale, e con un’inevitabile impennata dei prezzi, già oggi vicini ai 9 dollari per bushel.
La Cina detiene scorte per circa 55 milioni di tonnellate di grano che, se utilizzate, potrebbero attutire in tutto o in parte le perdite dovute alla siccità, allentando la pressione sulla domanda globale. Infatti, da molti anni Pechino è autosufficiente, quanto alla produzione di grano, perchè riesce a soddisfare le sue esigenze di domanda interna, senza rivolgersi al mercato internazionale. Dunque, se adesso la Cina importasse anche solo in parte grano, l’offerta già in penuria sarebbe di gran lunga insufficiente a coprire la domanda e l’Occidente, in particolare, pagherebbe lo scotto di una crescita vertiginosa dei prezzi, per soddisfare il fabbisogno.