I dati diffusi dall’Istat sugli effetti della crisi del 2009 sul reddito disponibile delle famiglie italiane fotografano una situazione ampiamente scontata, sul piano degli esiti, molto meno su quello degli effetti distribuiti sul territorio e sulla tendenza più o meno marcata alla recessione, in alcune regioni.
Per la prima volta, in 15 anni, il reddito disponibile delle famiglie, nell’anno 2009, a causa della recessione, è diminuito del 2,7%. Il calo è dovuto da un lato a una contrazione dei redditi da lavoro, dall’altro da una riduzione dei margini dei profitti, con esiti diversificati, quindi, da regione a regione.
Se al Nord Ovest, complessivamente, il reddito è diminuito del 4,1%, ciò lo si deve alla forte contrazione dei redditi da lavoro dipendente in Piemonte e alla riduzione dei profitti in Lombardia. Nel Nord Est, il tonfo è stato del 3,4%.
Cali molto più contenuti al Centro, con -1,8% e al Sud, con appena -1,2%.
Spiccano, in particolare, i dati su Calabria e Sicilia, le uniche due regioni, dove nel 2009 il reddito disponibile delle famiglie è stato leggermente in crescita, in controtendenza netta, rispetto al resto d’Italia. Motivo di questa anomalia positiva? Minori investimenti rischiosi in queste due regioni, con conseguenti minori perdite nell’anno ed è probabile che abbia pesato un ruolo determinante anche il forte tasso di di lavoro pubblico, che essendo al riparo da licenziamenti e diminuzioni di reddito, ha funto da ammortizzatore sociale.