Il gruppo automobilistico di Detroit, Chrysler, ha vissuto un anno di rilancio, dopo un biennio sull’orlo della bancarotta, sfiorata ed evitata, solo grazie all’intervento del governo federale, che aprendo la procedura del Chapter 11, ha erogato prestiti ingenti, in cambio di un piano di ristrutturazione aziendale, affidato ed eseguito dal gruppo italiano Fiat, guidato dall’ad Sergio Marchionne.
Nel 2010, la Chrysler è tornata all’utile operativo, per un valore di 763 milioni di dollari, mentre al momento resta negativo l’utile netto, che dovrebbe arrivare proprio quest’anno. I ricavi, invece, sono stati quasi 42 miliardi di dollari (41,9 mld). Il ritorno all’utile netto nel 2010 non è stato ancora possibile, a causa dei forti interessi passivi che l’azienda deve al governo federale sui prestiti ottenuti, 1,228 miliardi per il 2010.
Lo stesso Marchionne si mostra entusiasta, presentando le cifre, che sono migliori delle già buone attese. In particolare, l’ad ha voluto sottolineare il rilancio sul piano produttivo, con ben 16 modelli nuovi, in soli 12 mesi.
Adesso, secondo i rumours di mezzo mondo, Fiat si accingerebbe a ripagare il prestito ottenuto, in modo tale da potere ottenere il restante 16% delle azioni, che la porterebbe al 51%, quindi, azionista di maggioranza assoluta, facendo venire meno il controllo del governo federale, che al momento detiene ancora quote di capitale, a garanzia del prestito ottenuto.