Da Davos, un clima di fiducia sull’euro

Il Forum di Davos, che si è ufficialmente concluso ieri, è stata un’iniezione di ossigeno e di vitalità per i Paesi di Eurolandia, che escono rafforzati, nella loro immagine di stati dai fondamentali solidi, nonostante le tensioni sui mercati di questi ultimi mesi.

La difesa della moneta unica, soprattutto ad opera dei tedeschi, guidati da Angela Merkel, non è stata poi così difficoltosa, dato il clima positivo dei mercati, nelle sedute delle ultime due settimane. Lo spartiacque tra un prima e un dopo sta nel vertice dell’Ecofin, avvenuto ormai tre settimane fà, che pur non decidendo nulla in concreto, avendo rimandato le questioni sul tavolo a questa settimana di inizio febbraio, ha garantito l’adeguato sostegno ai titoli periferici del debito sovrano, rasserenando gli investitori.

Quanto agli aspetti sull’economia globale, a Davos è stata confermata la doppia velocità strutturale su cui il pianeta si muove, con le economie emergenti in piena corsa e quelle mature, tra cui Europa e USA, che rincorrono a gran distanza.

Ma il discrimine interno al mondo industrializzato, che gioca in favore dei Paesi di Eurolandia, è quello relativo agli impegni di politica fiscale, o se vogliamo, di bilancio. Se la zona euro, infatti, lancia da tempo messaggi concreti di ordine di bilancio e di rigore, l’amministrazione di Barack Obama oscilla tra assicurazioni ai mercati di minore spesa pubblica e promesse di mantenimento dei livelli attuali di spesa federale, fino a chè la ripresa non sarà del tutto avviata.

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