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Putin pensa a un paradiso fiscale per il Caucaso

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Giuseppe Timpone

Il terrorismo in Russia si è tragicamente rimaterializzato in questo inizio di 2011, facendo temere un ritorno agli anni più violenti del dopo Urss, quando le ribellioni delle piccole repubbliche ex sovietiche del Caucaso del Nord hanno provocato migliaia di morti e un clima di caos, che hanno gettato l’intera Federazione Russa nel panico.

Adesso, il Primo Ministro Vladimir Putin cerca di riportare all’ordine le repubbliche caucasiche, attraverso un piano decennale di investimenti, in cui già la prima fetta è stata stanziata per un valore di oltre un miliardo di dollari, a cui si aggiungeranno presto altri 42 miliardi di rubli, circa 1,3 miliardi di dollari.

Gli investimenti riguarderebbero soprattutto il settore turistico e alberghiero, puntando alla creazione di cinque piste di sci e ad alberghi anche lussuosi, al fine di ridurre drasticamente l’alto tasso di disoccupazione dell’area, intorno al 20%, e l’alto tasso di povertà, in relazione al maggiore benessere del resto della Federazione.

Ma un altro tassello della politica economica di Putin sarebbe la creazione di una grande area, in cui non si pagherebbero tasse di alcun tipo, a parte l’Iva, per un periodo di dieci anni, in modo tale da creare le condizioni per investimenti privati massicci, a beneficio delle repubbliche e delle loro economie. Insomma, una sorta di paradiso fiscale, che il Cremlino vede come una prospettiva seria, per abbattere la miseria ed avviare lo sviluppo in aree della Russia, dove la disperazione spesso porta a gesti fanatici ed estremi.

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Giuseppe Timpone