La sensazione è che, in queste ultime sedute dei cambi e dei mercati finanziari, l’economia reale o, se vogliamo, i fondamentali stiano avendo una rivincita inattesa nei tempi sulle paure e le esasperazioni pilotate sui mercati medesimi.
Conseguenza di tale cambio del sentiment sui mercati sono stati i ribassi alle aste spagnole, con rendimenti in calo per i titoli di debito sovrano, nonchè la diminuzione anche drastica dello spread dei rendimenti periferici rispetto ai Bund tedeschi, in ciò allineandosi gli investitori alle valutazioni dell’agenzia di rating Fitch, la quale ha considerato pochi giorni fà i rendimenti delle aste periferiche eccessivi e i rischi sul debito europeo sopravvalutati.
Ma oltre alle aste, la diretta conseguenza della virata verso un clima di maggiore fiducia la si nota sul tasso di cambio euro/dollaro. Dopo aver toccato il suo minimo da mesi in zona 1,32, la moneta unica, nelle ultime sedute ha iniziato a volare, sfondando nella seduta di ieri quota 1,37, soprattutto dopo il discorso di Obama, per lo stato dell’Unione, in cui annuncia il congelamento delle spese per un quinquennio. Evidentemente, i mercati hanno interpretato l’annuncio come un segnale di preoccupazione sullo stato dei conti federali, malgrado, in realtà, in sè, la prospettiva di un congelamento della spesa federale dovrebbe essere vista di buon occhio e dovrebbe ripercuotersi positivamente sul tasso di cambio, in favore del biglietto verde.