Sergio Marchionne è stato chiaro, nel volere spiegare la strategia di cui egli stesso è artefice, nei rapporti tra la Fiat di Torino e la Chrysler di Detroit.
L’ad italo-canadese ha annunciato che nelle prossime settimane il mercato europeo verrà inondato di modelli Fiat prodotti negli USA, e che questo scambio di produzione tra gli stabilimenti delle due società sarà sempre più frequente e reciproco, con anche modelli Chrysler prodotti presso stabilimenti Fiat.
In particolare, la Fiat si occuperà di produrre la parte bassa della gamma di veicoli, mentre la Chrysler la parte più alta del mercato. Ad esempio, per i veicoli commerciali, Fiat produrrà furgoni, mentre Chrysler la parte pick-up.
Rassicura, però, Marchionne sulla proprietà dello stabilimento Mirafiori che è e resta della Fiat. Alla base della scelta non solo motivazioni di ordine economico, ma di opportunità “politica”. Chrysler, infatti, al momento risulta ancora in parte di proprietà del governo americano e del sindacato Uaw; sarebbe inopportuno e impraticabile che una siffatta proprietà investisse in Europa, piuttosto che negli stessi USA.
Pertanto, al momento, il modello che sembra essere pensato per Fiat è il cosiddetto “contract manifacturing”, già sperimentato tra Fiat e Ford. In sostanza, Chrysler potrebbe commissionare alla Fiat un certo numero di veicoli, che si impegna a pagare a un prezzo prefissato, ma rimanendo le due società separate nella gestione, insomma un contratto normale tra privati.