L’ad Fiat, Sergio Marchionne, parla dopo il referendum che ha visto la vittoria dei sì all’accordo, sebbene con una maggioranza non proprio travolgente. Il dirigente della Fiat si è detto convinto che grazie a questo accordo, l’azienda riuscirà a produrre più utili, e ciò comporterà nel tempo l’aumento dei salari dei lavoratori, a livelli, ad esempio, di quelli vigenti in Germania.
Marchionne confessa di avere sottovalutato l’impatto mediatico della faccenda e la Fiom, che da sindacato politico, non aveva obiettivi aziendali, bensì ha cercato inutilmente di ribaltare la realtà dei fatti, facendosi portavoce di una cultura solo del chiedere. Invece, spiega l’amministratore, l’accordo prevede un maggiore salario in cambio di un maggiore impegno, il chè sembra un fatto logico.
Parla poi della realtà internazionale in cui la Fiat oggi si trova. Grazie all’accordo con Chrysler, l’azienda ha ottenuto l’ingresso negli USA, tramite una rete di 2 mila concessionari. Da oggi, dice Marchionne, bisognerà abituarsi all’idea che ci saranno più voci; non solo a Torino, ma anche a Detroit, a Toronto e si spera anche a Pechino, ma il cuore resta uno solo.
Altra affermazione di rilievo dell’ad Fiat è che i lavoratori, in futuro, potranno ottenere benefici economici, grazie anche alla partecipazione diretta al capitale aziendale, con la concessione di azioni, cosa che già accade spesso in realtà fuori dall’Italia.