L’ultimo studio della Cgia di Mestre ci consegna un’Italia, in cui il cittadino viene tartassato in modo diverso, secondo la zona in cui vive. In particolare, è stata analizzata la tassazione locale, ossia la somma delle tasse pagate a Comuni, Province e Regioni, rapportandola ai residenti dei comuni capoluogo.
La classifica ci mostra un’Italia variegata, in cui al top tra i capoluoghi più tartassati troviamo i cinque comuni del Lazio, con in testa Rieti, per una media di 1934 euro versati a testa per ogni cittadino, seguita da Latina, con 1899 euro pro-capite, Frosinone, con 1823 euro, Viterbo (1803) e Roma, dove ciascun capitolino paga 1758 euro.
Un primato ben poco invidiato, quindi, che spetta ai cittadini laziali.
Sempre secondo la classifica della Cgia, tra i comuni meno vessati ci sarebbero, invece, tre realtà meridionali, e agli ultimi tre posti troviamo Messina (779 euro a testa), Caltanissetta (711 euro), Agrigento (672 euro); in pratica, tre capoluoghi siciliani.
Lo studio, a sorpresa, rivela che il livello medio di pressione fiscale locale, negli ultimi 5 anni, è diminuito del 14%; ciò sarebbe dovuto essenzialmente grazie all’abolizione dell’Ici sulla prima casa, voluta dall’attuale governo Berlusconi.
Quanto alla distribuzione del carico fiscale, in base all’appartenenza geografica, si nota come il fisco tende ad essere più pesante in zone più ricche del Paese, dove il livello di reddito è maggiore, ma maggiore è anche il livello quantitativo e qualitativo medio dei servizi erogati al cittadino. Le zone più povere pagano meno tasse, ma ricevono anche minore servizi e di qualità peggiore.