La presidenza della Banca Centrale Europea scade solo ad ottobre di quest’anno, ma già si parla di successione, almeno a livello informale e ciascun Paese scalda i muscoli, in attesa di giocare le carte migliori, per capitalizzare al meglio il risultato.
Dopo la presidenza attuale del francese Jean-Claude Trichet, come noto, la geo-politica vorrebbe che il prossimo numero uno dell’istituto di Francoforte fosse un italiano o un tedesco. I tedeschi, ufficialmente, non hanno ancora avuto un loro presidente diretto, sebbene l’ex governatore della BCE, l’olandese Win Duisenberg, rimasto in sella fino alla fine del 2004, fosse stato caldeggiato proprio dalla Germania, che lo impose come proprio uomo.
L’Italia, terzo Paese più importante dopo Germania e Francia, nella zona dell’euro, dovrebbe così poterla spuntare in favore dell’attuale Presidente di Bankitalia, Mario Draghi.
Un elemento a favore di Draghi sarebbe non soltanto la turnazione tra i vari Paesi dell’area euro, ma anche le perplessità di lacuni governi, tra cui quello francese, sul nome del governatore della Bundesbank, Axel Weber, che ha criticato la politica della BCE di sostegno ai titoli periferici del debito sovrano.
Contro le quotazioni dell’Italia, invece, gioca il fattore mercati. Se da qui ai prossimi mesi, il nostro Paese fosse oggetto di attacchi speculativi ai titoli di stato, difficile che i governi di Eurolandia possano accettare la presidenza di un governatore, che rappresenterebbe l’immagine di un Paese in difficoltà, trasmettendo uno scenario di sfiducia ai mercati finanziari internazionali.
Ma se ciò non avverrà, come si spera e forse si presume, Mario Draghi ce la potrebbe anche fare.