Si concluderanno stasera le operazioni di voto nello stabilimento torinese Fiat di Mirafiori. Subito dopo saranno comunicati i primi dati, che sono scrutinati già da ieri sera, quando sono stati chiamati a votare ben 5400 lavoratori circa, per decidere se accettare o meno l’accordo di Marchionne, che prevede aumenti salariali e nuovi investimenti per circa un miliardo, in cambio di maggiore produttività.
A schierarsi nettamente contro l’accordo rimane solo Fiom, che giudica il referendum un ricatto inaccettabile, perchè se vincesse il no, la Fiat chiuderebbe baracca, per trasferirsi all’estero.
Pare che al primo turno, ieri, la partecipazione sia stata quasi totale, si parla del 97,5%. E non potrebbe essere altrimenti, visto che si parla del futuro dei propri posti di lavoro.
La tensione è alta, perchè ci si gioca una partita, le cui proporzioni ricordano lo scontro degli anni ’80, con la famosa marcia dei 40 mila, coon cui fu inflitta al sindacato una sconfitta storica, di cui ancora paga le conseguenze.
Ma questa volta i sindacati stanno quasi tutti dalla parte dell’azienda e della sua voglia di rinnovamento e di rilancio; l’unica sigla che si oppone è Fiom, che rischia tutto. Se stasera i sì dovessero prevalere nettamente sui no, per tutta la Cgil le conseguenze sarebbero molto forti, perchè oltre a rischiare l’isolamento sindacale e l’esclusione dalla gestione dell’accordo, sarebbero indiziati come un sindacato radicale e ideologizzato, con cui è inutile e impossibile la trattativa. E forse verrà abbandonato anche dal mondo politico della sinistra moderata.