Si sono aperte le urne allo stabilimento Fiat di Mirafiori, in cui i lavoratori saranno chiamati ad esprimersi sul nuovo contratto che prevede aumenti salariali lorodi, di almeno 3700 euro all’anno, in cambio di una maggiore produttività, attraverso un diverso sistema di turnazione e impegni sul fronte della lotta all’assenteismo.
Il voto è seguito da tutta la dirigenza Fiat, tra cui il Presidente John Elkann, rientrato da Detroit, proprio in attesa del verdetto, che arriverà già domani sera, quando le urne si chiuderanno.
Secondo le previsioni, i si all’accordo dovrebbero prevalere, come era successo a Pomigliano, lo scorso anno, quando il 68% dei lavoratori si espresse in favore del nuovo contratto. Tuttavia, rimangono le incognite di quanti aderiranno all’appello della Fiom di votare no o di astenersi dal referendum, ritenuto illegittimo dai metalmeccanici della Cgil, in quanto sarebbe una pistola puntata alla tempia dei lavoratori.
Dopo le forti polemiche interne alla Cgil, tra la segreteria confederale e i metalmeccanici di Fiom, in queste ultime ore, il segretrario Cgil, Susanna Camusso, ha cercato di recuperare un’immagine di maggiore unità, attraverso attacchi contro Marchionne e lo stesso premier Berlusconi, accusati di volere distruggere la Fiat.
La Cgil, consapevole di una sua probabile sconfitta alle urne, gioca di attacco e cerca di tenere serrati i ranghi, attraverso la ben nota strategia del nemico industriale e politico.