Gli italiani tornano “bot-people”

Corsi e ricorsi. E così dopo anni, in cui gli italiani si erano spostati ad investire in borsa, attività guardata sempre con occhio prudente dal piccolo risparmiatore nostrano, con l’aria di crisi che spira da ogni parte, e con l’avvisaglia di nubi sempre più dense che si concentrano sulle latitudini del Vecchio Continente, il vecchio prudente e concreto italiano medio fiuta il rischio e ritorna ad assaporare il gusto dei tanto amati vecchi bot, forse poco remunerativi, ma pur sempre sicuri, che di questi tempi è quasi chiedere troppo.

Così, l’ultima indagine della Federazione Abi-Ania ci dice che gli italiani detengono la quota di investimenti in titoli del debito più alta in portafoglio tra gli europei. Con il 21,4% della torta totale, la fetta più consistente, infatti, spetta al risparmio investito in debito pubblico, denotando la tradizionale diffidenza italica verso il rischio borsistico; una quota doppia a quella dei tedeschi, tanto per citare un termine di paragone.

Al minimo, la quota dedicata al risparmio gestito, pari al 17%, la più bassa tra i 6 maggiori Paesi UE.

Motivo della particolarità italiana? Potremmo certamente suggerire la già citata avversione al rischio degli italiani, la loro predilezione per investimenti “concreti”, come il mattone e forse i rendimenti relatici più alti che in altri Paesi dei nostri titoli del debito, sebbene tra i minimi della nostra storia.

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