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Cresce il numero degli inoccupati, dramma italiano

Published by
Giuseppe Timpone

Il tasso di disoccupazione è indice del ritmo acui viaggia l’economia di un Paese, perchè segnala quanto fattore lavoro un sistema è in grado di assorbire, e un eventuale eccesso di manodopera (i disoccupati, appunto) rappresenta un’economia al di sotto delle proprie potenzialità, che produce, cioè, meno di quanto potrebbe un mercato al massimo delle condizioni di efficienza.

Anche per questo, oltre che per ragioni “umane”, riguardando cioè le vite delle persone, la disoccupazione è unanimemente considerata un segnale negativo di un sistema-Paese.

Ma c’è un indice, che addirittura rivela un aspetto ancora più negativo di un’economia, vale a dire, il tasso di inoccupati.

Gli inoccupati, a differenza dei disoccupati, sono persone in età lavorativa (15-64 anni), che non cercano però lavoro. Detto in altri termini, sono coloro che scelgono di non lavorare. Sono tipici esempi di inoccupati le casalinghe, donne che scelgono di dedicarsi alle cure della famiglia e non entrano nel mondo del lavoro.

Ma ciò che in teoria è considerata una scelta individuale, che in quanto tale non dovrebbe essere discussa, nasconde in realtà spesso un altro atteggiamento, cioè la sfiducia verso il mondo del lavoro, e la consapevolezza che non essendoci possibilità alcuna di trovare lavoro, non vale la pena neanche cercarlo.

E’, purtroppo, qualcosa di molto diffuso in Italia, che ha un tasso di occupazione (lavoratori+disoccupati) ben lontano dal 70% dei tedeschi o degli americani, tanto per citare due esempi. E il fenomeno riguarda per lo più il sud, sfiduciato nella ricerca di un lavoro che non arriva mai.

Gli ultimi dati Istat del terzo trimestre 2010 parlano di 1,5 milioni di inoccupati, 182 mila in più dello stesso periodo del 2009; se a questi aggiungiamo coloro che dichiarano di non cercare lavoro, perchè in attesa di risposte da passate ricerche, il loro numero sale a 2,133 milioni. Uno spreco enorme e un’ooportunità impressionante di crescita, per un Paese che punta a recuperare crescita.

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Giuseppe Timpone