La notizia proviene da fonti non ufficiali, ma è sufficiente a scatenare le aspettative dei Paesi occidentali, in particolare gli USA, che spingono da tempo in tal senso. Il governo di Pechino, nel corso del 2011, sarebbe intenzionato a lasciare rivalutare la valuta cinese, lo yuan, del 5% massimo.
E’ quanto riferisce un quotidiano cinese. La svolta sarebbe dovuta più a fattori interni che a pressioni internazionali. L’esecutivo, infatti, spinge per una riduzione del tasso di inflazione, che negli ultimi mesi è schizzato oltre il 5% annuo, dando vita a tensioni sociali, poichè riguarda, in particolare, l’aumento del prezzo dei beni alimentari.
Con questa mossa, dunque, il governo di Pechino vorrebbe ridare maggiore potere d’acquisto ai consumatori cinesi e far fronte all’enorme liquidità, che la banca centrale, nell’ultimo periodo, è stata costretta a fronteggiare ricorrendo all’aumento dei tassi di sconto, dopo due anni di politica monetaria accomodante.
E’ presto per parlare di un punto di svolta della politica valutaria di Pechino, poichè, a ben riflettere, una rivalutazione del 5% è ampiamente insufficiente a riequilibrare i mercati dei cambi e la bilancia commerciale cinese, ma è pur sempre il primo passo verso un mutamento di prospettiva, quanto meno in politica interna.
Lo yuan, secondo alcuni studi USA, sarebbe sottovalutato di circa il 30%, rispetto a dollaro ed euro. Questo incentiverebbe le già proficue esportazioni a basso costo dei beni cinesi, ma creando un’eccessiva liquidità di ritorno, che spinge i prezzi al rialzo.