E’ iniziata l’era di Susanna Camusso, da pochi giorni eletta segretario della CGIL, la prima donna a guidare questo sindacato.
Un volto che abbiamo spesso visto insieme a quello del suo predecessore, Guglielmo Epifani, e, in effetti, la musica del sindacato più di sinistra d’Italia non cambia.
La linea della Camusso permane su un’intransigenza, che ieri si è espressa nella sua indisponibilità a concordare con Fiat un accordo, sulla base delle proposte avanzate da Marchionne.
L’ad di Fiat, Sergio Marchionne, pochi giorni fà, aveva lanciato la proposta per lo stabilimento torinese di Mirafiori, prevedendo un nuovo sistema più flessibile di turnazione (due proposte alternative, su questo punto), con la prospettiva di produrre a Torino la Jeep e i modelli del marchio Alfa Romeo, per circa 250 mila vetture l’anno.
Un accordo, se confermato, che garantirebbe i livelli occupazionali e incrementerebbe la proiduttività dello stabilimento, oltre a una sua maggiore rispondenza alle fluttuazioni di mercato, durante l’anno.
Ma la CGIL, che tra i metalmeccanici, è ostaggio degli oltranzisti della FIOM, non pare seguire le altre sigle sindacali, ribadendo il niet di Pomigliano, sul cui modello l’accordo si basa, e riproponendo le spaccature interne al mondo sindacale, con CGIL isolata e le altre sigle propense a una linea di dialogo e accordo.